Fuorigrotta, via Mario Gigante riapre dopo venti giorni di chiusura

Sabato scorso due camion con gru ed operai armati di seghe elettriche, scortati da una pattuglia della polizia municipale, hanno iniziato ad operare in via Mario Gigante, alla Loggetta, Fuorigrotta.

Ci sono voluti venti giorni per iniziare le operazioni di rimozione dei tronchi dei pini mediterranei e degli altri alberi abbattuti a partire dallo scorso undici settembre dai Vigili del Fuoco, in seguito al forte maltempo dei giorni precedenti. Venti giorni in cui via Mario Gigante è rimasta chiusa al traffico, sia veicolare che pedonale, in attesa che venisse rimosso il legname lasciato lì a marcire. La transenne e il nastro bianco e rosso sono rimasti lì per giorni, facendo subito perdere ai cittadini la speranza in un rapido intervento; qualcuno, nei giorni scorsi, stufo del disagio e del prolungarsi dei tempi, ha perfino deciso di riaprire arbitrariamente la strada al traffico, come spesso accade nella nostra città.

via Mario Gigante
via Mario Gigante
via Mario Gigante

La polizia municipale ha dovuto, quindi, posizionare una pattuglia sul posto. Anche dove la strada non è stata chiusa, la situazione non è migliore: i marciapiedi sono resi inagibili da cataste di legno accumulate a seguito degli interventi. Quello che però resta, oltre al danno, è la beffa: dover arrivare ad un intervento d’emergenza e ad abbattere degli alberi a causa dell’incuria e della mancanza di manutenzione. Il rione La Loggetta, nato nella seconda metà degli anni cinquanta, è stato realizzato su una piccola collina, ed i pini, i lecci, gli eucalipti furono piantati a conclusione del progetto. Potature spesso sbagliate e, con gli anni, sempre più rare, hanno portato alla crescita senza controllo di questi alberi: rami alti e pesanti hanno finito per far piegare i fusti e far fuoriuscire le radici, fino a renderli pericolosi per le strade o i palazzi verso cui erano piegati. Di qui, l’intervento estremo, l’abbattimento. Una ventina gli alberi abbattuti nel rione negli ultimi dieci anni, e non sembra esserci all’orizzonte un cambio di rotta, a giudicare dallo stato di abbandono degli alberi ancora in piedi.

Sergio Notari

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