Un divieto segnalato attraverso cartelli e una staccionata unita da reti rappresentano la misura di sicurezza adottata nella Solfatara di Pozzuoli per l’area cosiddetta “Fangaia”. E’ la zona dove si è aperta la buca in cui hanno perso la vita padre, madre e figlio di 11 anni, dove si trovano alte concentrazioni di anidride carbonica e temperature più elevate. La famiglia colpita dalla tragedia di Pozzuoli era veneziana, ma di origine torinese, in visita a Napoli per pochi giorni prima di ritornare a Meolo dove all’indomani della sciagura i tre sarebbero dovuti tornare alla vita quotidiana.
Avrebbe dovuto iniziare la scuola media Lorenzo, il figlio della coppia di 11 anni morto lo scorso martedì insieme alla madre e al padre. Un destino fatale provocato probabilmente dal ragazzino che si sarebbe allontanato improvvisamente, scavalcando un’area transennata e finendo in una voragine. Nel tentativo di salvarlo i genitori, Massimo Carrer 45 anni e Tiziana Zaramella 42, l’hanno seguito e sono stati risucchiati nel fango, morti probabilmente per le esalazioni di gas, solo l’autopsia chiarirà le cause certe del decesso. Salvo solo l’altro figlio di 7 anni, rimasto in disparte mentre davanti ai suoi occhi si consumava l’orrore.
All’indomani dell’episodio drammatico ci si chiede se la recinzione utilizzata per interdire la zona fosse adeguata e se ci fossero mezzi di soccorso pronti ad agire in caso di pericolo. La Solfatara è un vulcano, uno dei 40 crateri dei Campi Flegrei, più pericoloso del Vesuvio e non presenta probabilmente un sistema di sicurezza adeguato ai rischi che potrebbero nascere in una zona rischiosa. Come spiega il vulcanologo dell’Osservatorio vesuviano Giuseppe Mastrolorenzo, venuto a fare un sopralluogo dopo la tragica notizia, nella Solfatara c’è una riserva di anidride carbonica e vapore acqueo che non comportano pericolo per i visitatori e gli abitanti di Pozzuoli “perché si disperdono all’aperto e c’è sufficiente dispersione per renderle innocue. Ce n’è un’alta concentrazione, a volte con sacche sature, presumo come quella dove è caduta la famiglia. Una concentrazione del dieci per cento fa perdere i sensi. Poi si muore, questione di minuti“.
La Solfatara è un’area vulcanica gestita da privati ed è possibile visitarla con o senza guida. La famiglia aveva deciso di inoltrarsi in esplorazione da sola, non ci sarebbero dovuti essere pericoli in un sito visitato ogni anno da migliaia di turisti provenienti da tutte le parti del mondo, così non è stato. Probabilmente la curiosità e la vivacità del piccolo Lorenzo l’hanno spinto ad andare oltre il tragitto consentito e segnalato sulle mappe, da lì l’epilogo fatale. Il bambino è scivolato nella voragine, il padre ha tentato di soccorrerlo e la moglie ha cercato di aiutare entrambi, hanno trovato tutti e tre la morte.
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