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Donatore mente su viaggio all’estero, sangue infetto a una donna in un ospedale di Napoli

E’ un episodio che risale all’ultima settimana di giugno quello raccontato dal Corriere del Mezzogiorno, che riguarda una sacca di sangue infetta da plasmodium falciparum, il ceppo più grave tra i parassiti della malaria, infusa a Napoli a una donna affetta da talassemia, una forma ereditaria di anemia costituzionale.

Secondo quanto riportato dal quotidiano sopracitato, tutto sarebbe iniziato da un’unita mobile dell’Avis del distretto sanitario dell’Asl Napoli 1 Centro in via Toledo, dove si può donare il sangue. Prima di farlo, il personale medico somministra un questionario in cui, oltre a chiedere se si è affetti da allergie, patologie o altre malattie, c’è una domanda in cui si chiede se negli ultimi 28 giorni ci sia stato un soggiorno in paesi esteri. Un donatore  proprio in questo punto avrebbe deciso di mentire, omettendo l’informazione, importantissima, di essere tornato da poco da un viaggio in Costa d’Avorio, dove la malaria è molto diffusa.

Così quando è stato ricoverato all’ospedale Sacco di Milano per aver contratto la malaria, il direttore sanitario ha dovuto avvertire l’Avis, che a sua volta ha dovuto informare l’ospedale Cardarelli di Napoli, a cui era destinata la sacca di sangue. La struttura napoletana chiaramente è obbligata ad avvertire la paziente che ha ricevuto la sacca epidemica infetta, che è stata poi sottoposta a tutte le analisi e per fortuna non aveva contratto la malaria. Intanto il Cardarelli ha provveduto a denunciare l’episodio alla Magistratura, per accertare se ci siano responsabilità interne all’Azienda.

Il direttore sanitario dell’Avis, Franco Paradiso, ha spiegato, come si legge da Il Corriere del Mezzogiorno, che:
La dinamica dell’evento sembra essere molto chiara, risulta indispensabile accertare il percorso dell’episodio nelle varie fasi, escludendo ogni eventuale responsabilità da parte del nostro centro trasfusionale“. Anche se la Commissione interna al Cardarelli ritiene che le responsabilità siano da attribuire soltanto alle dichiarazioni false del donatore.
Intanto questo caso accende l’attenzione sulla sicurezza delle donazioni che avvengono nelle unità mobili per strada e soprattutto perché oltre alle analisi che sono effettuate per malattie come HIV ed epatite, non ci siano anche quelle per la malaria, patologia infettiva  contraibile in molti paesi che sono sempre più frequentati dagli italiani.

redazione

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