Scampia

Rissa in carcere, detenuti scatenati finiscono in ospedale. “Ma non sono boss”

“Se le sono date di santa ragione ma sono detenuti “comuni” con reati non di 416 bis (associazione mafiosa). In poche parole non sono boss”. Emilio Fattorello, segretario nazionale Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) della Campania tiene a precisare che l’ennesima rissa avvenuta, questa volta, nel carcere di Avellino, non ha visto protagonisti elementi appartenenti alla criminalità organizzata.

L’episodio si è verificato nella giornata di giovedì. Una violenta colluttazione tra quattro detenuti (tra i quali due originari di Napoli e uno di Torre del Greco, tutti prossimi alla scarcerazione nel giro di 2-3 anni) che si sono fronteggiati con calci, pugni e lancio di oggetti.  “Forse il pretesto del furioso pestaggio tra i detenuti – spiega il segretario generale del Sappe Donato Capece – è tra i più futili, ossia l’incapacità di convivere – seppur tra le sbarre – con persone diverse. O forse le ragioni sono da ricercare in screzi di vita penitenziaria o in sgarbi avvenuti fuori dal carcere. Fatto sta che i detenuti se le sono date di santa ragione. E se non fosse stato per il tempestivo interno dei poliziotti penitenziari le conseguenze della violenta colluttazione potevano essere peggiori. I Baschi Azzurri della Polizia Penitenziaria di Avellino sono stati dunque bravi a evitare gravi conseguenze. A loro va l’apprezzamento e la solidarietà del primo sindacato della polizia penitenziaria”.

Alcuni dei detenuti coinvolti nella zuffa sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso cittadino. “L’intervento del personale di Polizia Penitenziaria (parte del quale è accorso da casa in quanto reperebili) ha fatto sì che i soggetti attori della vicenda fossero fermati in tempo, senza dunque rendersi protagonisti di conseguenze più gravi di quelle che hanno potuto costatare i medici” aggiunge Fattorello.

Negli ultime settimane sono sempre più frequenti le aggressioni e gli episodi di violenza che si verificano nelle carceri di Napoli e più in generale della Campania. Da Poggioreale a Secondigliano, passando il penitenziario minorile di Airola e ora Avellino. “Non facciamo in tempo a scrivere un comunicato che viene fuori subito un nuovo episodio da denunciare”. Il SAPPE da tempo lamenta una carenza d’organico non indifferente. Sono circa 4000 gli uomini impegnati in tutta la Campania ma all’appello mancano almeno altre 7-800 unità. “Le carceri  – prosegue Fattorello – sono sempre più affollate e noi andiamo sistematicamente in difficoltà. Basti pensare a Poggioreale dove ne siamo 300 per 2100 detenuti, quando in realtà ne dovrebbero essere massimo 1400”.

È netta la denuncia del Sappe: “La Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Avellino è stanca di operare in condizioni al limite della sicurezza, con continui accorpamento di due/ tre posti di servizio per turno, cibi consumanti nei propri posti di servizio, con sacchetti preparati dal personale della ditta di cucina, scarse se non assenti le condizioni igienico sanitarie in favore dei poliziotti penitenziari. Da tempo le attività sindacali sono ferme al palo con una mancata applicazione di quanto disciplinato dall’accordo quadro. Personale abbandonato per anni a svolgere servizio presso i reparto detentivi senza avere la possibilità di ruotare sulle postazioni di servizio e senza una presenza costante dei ruoli apicali del Corpo. Insomma, ad Avellino il Personale della Polizia Penitenziaria vive sempre una più preoccupate e allarmante vita lavorativa, vuoi perché non c’è la volontà di cambiare questo stato di cose, o perché il numero di Personale del Corpo si assottiglia sempre di più. In sintesi, ancora una volta si corre in soccorso dei detenuti solo grazie al tempestivo intervento del Personale accorso da casa in quanto quello in quadro permanente a stento riesce ad assolvere alla copertura dei posti di servizio che, come già detto, è impiegato in più postazioni per garantire la sicurezza in un Istituto penitenziario complesso, di primo livello fra i cinque in Campania”.

 

Ciro Cuozzo

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