“Il fatto non costituisce reato”. Fine di un incubo per l’ex portiere del Napoli Pino Taglialatela, assolto nell’ambito del processo che lo vedeva imputato con l’accusa di associazione a delinquere e intestazione fittizia di beni per conto del clan Mallardo, attivo a Giugliano e nei comuni a nord di Napoli.
“L’incubo è finito. Grazie dell’affetto che avete avuto nei miei confronti, mi è servito per combattere e vince. La giustizia esiste“. Queste le parole pubblicate da Taglialatela su Twitter subito dopo la sentenza.
Per “Batman”, così come era soprannominato dai tifosi del Napoli, la richiesta del magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Maria Cristian Ribera, era di 14 anni di reclusione. Secondo l’accusa, Taglialatela era prestanome di un affiliato di spicco del clan, Mauro Moraca, genero del boss Francesco Mallardo, marito della figlia, e attualmente in carcere per altri reati. Quest’ultimo utilizzava quindi veicoli intestati al portiere per trarre beneficio della sua residenza a Ischia.
Il giudice ha assolto anche Carlo De Cicco (richiesta 16 anni), Carlo Antonio D’Alterio (richiesta di 15 anni), Bernardino Diana (richiesta 6 anni). Condannato Mauro Moraca a 13 anni e 15mila euro di multa (rispetto ai 23 anni chiesti dal pm), Giuliano Amicone a 8 anni e 1600 euro di multa (a fronte dei 20 richiesti), Giancarlo Pirozzi 4 anni e 8 mesi e 1100 di multa (erano stati chiesti 15 anni).
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