Ha fatto molto discutere negli ultimi giorni un provvedimento effettuato dai vigili urbani a Napoli nei confronti di un ambulante, che vendeva fiori con un carretto fuori alla stazione della metropolitana di piazza Amedeo. Provvedimento verso il quale si è opposto Luigi De Magistris, che è intervenuto in difesa dell’uomo.
In realtà la Municipale stava solo eseguendo quanto sancito dal Decreto Minniti sul decoro urbano, ovvero imporre a: “Chiunque ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione a aree interne delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze” di allontanarsi, che nella fattispecie è stato attuato con un pre-daspo, che imponeva all’ambulante di andare via da quella zona. In caso di inottemperanza, gli agenti sono autorizzati, come poi hanno fatto per il fioraio fermato a Piazza Amedeo, a procedere con il daspo, rinnovando la sanzione e inviando la documentazione al questore, che procede ad attivare il provvedimento.
Il Decreto Minniti è dunque uno strumento nelle mani dei sindaci, per conferire alla città, attraverso il rispetto delle regole, un maggiore decoro urbano. Ma non appena è stato attuato a Napoli nei confronti di un ambulante, De Magistris è sceso in campo per difenderlo, invitandolo a Palazzo San Giacomo per aiutarlo a mettere in regola la sua attività. Il primo cittadino napoletano aveva più volte attaccato il nuovo provvedimento, dicendo che trasforma gli amministratori cittadini in veri e propri sceriffi. E non ha perso tempo per esprimere tutto il suo dissenso contro il Governo e le sue disposizioni.
La vicenda del fioraio a piazza Amedeo diventa così emblematica, perché ha servito su un piatto d’argento all’ex magistrato l’occasione di ergersi a protettore anche degli ambulanti.
“La mia opinione personale è che il pre-daspo a un fioraio sembra un non senso al di là della correttezza formale o meno, tanto è vero che ho deciso di far venire il fioraio nel mio ufficio, a lui daremo un’autorizzazione per dargli modo di vendere i fiori in modo regolare nella nostra città, con un bel luogo in cui nessuno lo potrà disturbare e nessuno potrà applicargli, un domani, un daspo“, queste le parole di Luigi De Magistris dopo l’intervento dei vigili urbani.
Invitando l’uomo fermato con il suo carretto davanti alla stazione della metro, a recarsi a Palazzo San Giacomo per farsi aiutare e, attaccando l’intervento dei vigili urbani, il sindaco non solo vanifica le disposizioni del decreto Minniti, ma va anche contro l’azione di un corpo, quello della Municipale, che è sotto il suo stesso controllo. Ed ecco servito il solito paradosso napoletano. Non si vuole qui entrare nel merito dei dettami del decreto, che per quanto giusti o sbagliati, andrebbero rispettati. Ma si sottolinea la condotta di De Magistris, che sebbene abbia sempre detto di voler regolarizzare il lavoro nero, come quello degli ambulanti (negli anni ha concesso oltre 5mila autorizzazioni), sa bene che, in una città come Napoli, è un lavoro arduo se non addirittura utopico.
Il timore, infatti, è che la vicenda del fioraio sia solo l’ennesimo specchietto per le allodole dell’amministrazione arancione, che tutto dice e poco conclude. E se lo facesse, concedendo autorizzazioni a chiunque voglia intraprendere un qualsiasi tipo di attività per strada, il risultato sarebbe il caos totale, poco diverso da quello a cui assistiamo specialmente nei fine settimana estivi, con la differenza che sarebbe legittimato. E ci sarebbe poco da stupirsi, con un’amministrazione che del laissez faire ha fatto il suo mantra.
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