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Droga dal Sud America nei porti di Napoli e Livorno. Anche un pediatra finanziava la ‘ndrangheta

Un ponte Italia-Sud America per lo spaccio di droga, precisamente cocaina, marijuana, hashish ed eroina gestito dalla ‘ndrangheta. È quanto emerge dall’indagine che ha visto la Guardia di Finanza eseguire 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura.

La rete emersa riusciva a coprire mezza Italia (Sicilia, Calabria, Campania, Toscana e Lombardia) e ai vertici dell’organizzazione c’erano membri di diversi clan ‘ndranghetisti, attivi sul versante jonico-reggino, in particolare “le famiglie Molé-Piromalli di Gioia Tauro, Bellocco di Rosarno, Avignone di Taurianova e Paviglianiti”.  Ponte con il Sud America, gestito per la maggior parte da calabresi e napoletani che avevano creato una fitta rete di rapporti “d’affari”. I militari sono riusciti nel difficile compito di sequestrare nel porto di Livorno 300 chili di cocaina e circa 17 chili di codeina. I carichi arrivano o nel porto toscano o in quello di Napoli.

Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono anche commercianti e professionisti, persone del tutto insospettabili che non disdegnavano di fare affari mediate l’acquisto all’ingrosso di cocaina. Tra i professionisti, figura un pediatra, Pietro Bonaventura Zavettieri, che ricopriva il ruolo di finanziatore, nonché acquirente degli stessi stupefacenti che arrivavano dal Sud America.

Le persone identificate complessivamente dalle unità specializzate del Nucleo di polizia tributaria (Gico) di Catanzaro sono in tutto 32, tra queste 19 colpite da ordinanza di custodia cautelare. Tra queste persone c’era anche chi aveva il compito di ospitare gli emissari dei narcotrafficanti colombiani. Le sostanze stupefacenti che sono state sequestrate, dopo la lavorazione e il successivo arrivo nelle piazze di spaccio di tutta Italia avrebbero fruttato all’organizzazione oltre 100 milioni di euro. L’operazione “Gerry“, così denominata perché era il nickname adottato dal medico in chat per organizzare i traffici, ha permesso di infliggere all’organizzazione delinquenziale grosse perdite economiche, sia per quanto riguarda i capitali investiti che per i mancati guadagni.

Francesco Pizzo

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