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Camorra a Marano, “demolito” il clan Orlando: racket anche per le ristrutturazioni. Mazzette a un Colonnello

Controllavano l’intero territorio di Marano (il cui comune è stato più volte sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata, l’ultima volta lo scorso dicembre 2016) e le zone limitrofe (Quarto in primis), in provincia di Napoli, tanto da arrivare a ostacolare le indagini dei carabinieri eliminando alcune telecamere o bonificando auto e camion che avevano a che fare con i loro affari.

Angelo Orlando, detto ‘o malomm

IL BOSS LATITANTE – E’ stato debellato così il clan Orlando, detto dei Carrisi, a Marano, nato dai Nuvoletta (dove si occupava principalmente del traffico di droga) e cresciuto negli anni tanto da inglobare sia affiliati dei Nuvoletta che dei Polverino, grazie alla figura chiave di Antonio Orlando, boss latitante dal 2003 e ricercato per associazione mafiosa, che diversi imprenditori che puntualmente pagavano il pizzo, sottomessi “grazie” ad atti di violenza o intimidazioni.

L’OPERAZIONE – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare (28 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal procurate reggente Nunzio Fragliasso, nei confronti di affiliati al gruppo camorristico degli Orlando operante in Marano e zone limitrofe ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo delle attività economiche ed imprenditoriali, al traffico di stupefacenti ed alla gestione delle piazze di spaccio locali, al reinvestimento speculativo degli illeciti capitali. Plurimi i reati contestati (estorsioni, illecita detenzione di armi nonché numerosi episodi di cessione ed illecita detenzione di stupefacenti) tutti aggravati dalla finalità di agevolazione mafiosa.

NOMI E FOTO DEI DESTINATARI DELLE MISURE CAUTELARI (CLICCA QUI)

 

 

CLAN SUDDIVISO IN 4 LIVELLI – Tra i 32 destinatari delle misure cautelari anche il boss Antonio Orlando, latitante da 13 anni, e un altro affiliato, riuscito a sfuggire alla cattura. Proprio nell’abitazione di quest’ultimo i militari hanno sequestrato 30mila euro.
Gli Orlando sono risultati strutturati su più livelli. Vi è un primo livello composto dal nucleo storico della famiglia, ovvero dai fratelli Gaetano, Raffaele e il latitante Antonio che, grazie al loro riconosciuto spessore criminale, attraverso una fitta rete di incontri e accordi, orientano il ruolo organizzativo dei nipoti.

Quest’ultimi facevano parte del secondo livello composto da Armando Lubrano, nipote di Antonio “mazzolino” Orlando, Raffaele Lubrano, Lorenzo Nuvoletta (figlio di Ciro, ucciso in un agguato a Poggio Vallesana a Marano negli anni ’80, fratello degli storici boss Angelo e Lorenzo), Angelo “‘o malomm” Orlando, figura chiave perché portavoce, coordinatore e responsabile delle attività del clan.

Il terzo livello era composto dai vari responsabili di zona e dalle singole piazze di spaccio, da cui dipendono gli affiliati minori, i cosiddetti “guaglioni”, ovvero i fratelli Mario Gennaro Sarappo a Quarto (generi di Gennaro D’Anania), Raffaele Lubrano a Calvizzano, Celeste Carbone per il controllo della sicurezza delle aree sensibili al clan. L’ultimo livello, il quarto, era composto da affiliati con ruolo esecutivo.

PIZZO CAPILLARE – Il racket era imposto a tutti, senza eccezione alcuna. Addirittura erano costretti a pagare una quota anche i privati che effettuavano lavori di ristrutturazione. Pagavano regolarmente anche attività commerciali e altri imprenditori di rilievo sul territorio, convocati e minacciati pesantemente. Altri imprenditori che in passato pagavano regolarmente al clan rivale dei Polverino sono passati, spesso con l’intimidazione e atti di violenza, sotto la gestione  del clan Orlando.

CONTROLLO DEL TERRITORIO – Caratteristica, non unica, del clan era quella del controllo costante e capillare dell’intero territorio sotto la sua influenza. Per lo smercio delle sigarette di contrabbando, ad esempio, occorreva avere il lascia passare dell’organizzazione, così come la microcriminalità ere tenuta a bada per evitare malumori tra i residenti.

INDAGINI DEI CARABINIERI OSTACOLATE DAL CLAN – Altro esempio dell’azione di controllo del territorio del clan Orlando, è il contrasto alle indagini dei carabinieri avviate già nel 2013 in seguito alla fuga del boss Antonio Orlando. Così è partita una vera e propria opera di bonifica degli affiliati al clan che sono arrivati  perquisire un furgone fermo al fine di verificare che non fosse una postazione di controllo delle forze dell’ordine (“quando quello ha detto che non voleva aprire, l’ho preso malamente; però dopo ho visto che…” riferisce un affiliato in una intercettazione dei carabinieri). Controlli di bonifica allargati anche a  diverse auto utilizzate dal sodalizio criminale. Alcune telecamere posizionate dai carabinieri sono state eliminate dai affiliati al clan.

COLONNELLO CORROTTO – Dalle indagini è emerso anche il coinvolgimento di un ufficiale superiore, non meglio identificato, delle forze dell’ordine. Quest’ultimo manteneva rapporti con Gennaro Sarappo e Angelo Orlando.

“La busta al Colonnello dentro al bagno gliel’ho data io… gli ho pigliato un paio di fasci tanto”

LA CONFERENZA – “Speriamo di aver liberato il territorio di Marano dalla camorra” auspica il comandante dei carabinieri di Napoli Ubaldo del Monaco che annuncia: “A breve verrà inoltre costituita una nuova compgnia dei carabinieri proprio a Marano”.

“Demolita quella che era la presenza camorristica sul territorio di Marano – dichiara il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli -. Nelle prossime settimane faremo ancora qualche altra operazione sul territorio di Marano”.

 

Ciro Cuozzo

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