A Napoli l’arrivo della Juventus e il ritorno di Gonzalo Higuain sono stati vissuti in modo incredibile. La vicenda, caricata ad arte dai media e cavalcata anche da alcuni esponenti politici, si è trasformata in più di quella che è stata: una semplice partita di calcio. Certo a Napoli la cosa è da sempre vissuta in modo passionale e la ciliegina sulla torta chiamata Pipita non ha di sicuro aiutato a smorzare i toni. Per fortuna tutto quello che doveva scatenarsi contro l’attaccante argentino e nei confronti della Juve non si è avverato e i tifosi napoletani, con grande civiltà, si sono limitati a sostenere la propria squadra e a fischiare gli avversari di sempre.
Tuttavia nella città con aspirazioni autonomiste, nel luogo in cui si manifestano l’amore e l’unione tra i popoli (tranne che per i Salvini e i Renzi di turno, sia chiaro), nella Napoli che sta riscoprendo una sorta di Lega del Sud, neo borbonica e reazionaria, sarebbe bello vedere l’io partenopeo incazzarsi e prodigarsi per aspetti ben più importanti di quelli calcistici. Ad esempio per il funzionamento dei trasporti pubblici, per l’efficacia delle politiche di welfare, per un sistema sanitario civile, per il rispetto della legalità e per la lotta alla criminalità. Ma nella città di De Magistris e De Laurentiis è forse chiedere troppo. Nella Napoli del “popolo”, delle masse, dei centri sociali, della borghesia inesistente, degli intellettuali scomparsi sarebbe troppo domandarsi, per puro caso, ma a che siamo con la raccolta differenziata? Come sono messe le finanze del comune? Perché se vive in una città in cui i servizi pubblici sono al collasso, il cittadino napoletano è tra quelli che paga più tasse?
In attesa di qualche risposta, forse è meglio tornare al calcio giocato. La doppia sfida tra Napoli e Juventus ha rivelato due aspetti: una grande crescita degli azzurri e la superiorità dei bianconeri. Nella partita di campionato Massimiliano Allegri ha schierato le “riserve” ed ha subito il gioco di Maurizio Sarri riuscendo, però a portare via un punto dal San Paolo. Nel match di ritorno di Coppa Italia, l’allenatore della Juve ha schierato i più forti, mandando in campo una squadra più aggressiva che però alla fine ha perso, riuscendo a passare il turno solo grazie ad una partita d’andata che si è dimostrata una sciagura per il Napoli.
Gli azzurri hanno espresso gran gioco e un ottimo agonismo in tutte e due i match casalinghi, conquistando un pareggio e una vittoria contro la squadra più forte d’Italia. In entrambe le gare Sarri e i suoi ragazzi hanno anche dimostrato la funzionalità del turn over e la brillantezza e il talento dei calciatori più giovani. Tuttavia il Napoli ha pareggiato in campionato ed è fuori dalla Coppa Italia, mentre la rincorsa al secondo posto della Serie A si fa ancora più impegnativa.
Ormai le dichiarazioni sono frutto di un nastro registrato da cui si ascolta sempre la stessa storia: mancanza di esperienza, necessità di crescere da un punto di vista della mentalità, colmare un gap creato da un deficit di personalità. È quali sono le cause di questi difetti e soprattutto come fare per trasformarli in pregi? Semplice, tocca alla società fare questo salto di qualità definitivo, investendo sul mercato per quanto riguarda l’organico ma anche intervenendo sulla struttura del club che continua ad essere privo di uno stadio, di strutture di allenamento all’avanguardia, di figure dirigenziali esperte e professionali, di un degno settore giovanile.
Forse anche la piazza deve maturare, divenendo più realista, sia riguardo i suoi limiti (si, è vero il tifoso napoletano su molti aspetti è provinciale), che rispetto alla sua più grande caratteristica e potenzialità: un amore viscerale e incondizionato per quella meravigliosa maglia azzurra. Il destino del Napoli, per ora, è quello di restare l’eterna incompiuta. Vediamo quale sarà il verdetto del delicato è importante posticipo di domenica prossima a Roma contro la Lazio, allo stadio Olimpico. Alla fine con una mano sul cuore ed una sul fegato (i due organi che ogni buon tifoso partenopeo dovrebbe cambiare alla fine di una stagione) noi ci crediamo sempre e continueremo a gridare FORZA NAPOLI, in tutti i sensi, per la squadra ma soprattutto per la città. Non se ne può fare a meno, oggi più che mai è necessario.
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