Un’Italia divisa e reazionaria con lo spettro del grillo-fascismo

Il nostro è un paese conservatore. Sono 30 anni che l’Italia non cambia. Si sono succeduti più governi che sono caduti sempre in momenti decisivi: Berlusconi ha fallito la promessa della fatidica rivoluzione liberale, la sinistra si è mangiata Prodi, D’Alema, Veltroni, Bersani, Letta e Renzi. Adesso si va verso un terzo governo di scopo. La verità è una soltanto: il belpaese è ingovernabile.

Ora che il Rottamatore è stato per il momento rottamato, analizziamo alcuni dati interessanti. Il NO ha stravinto costituendo un fronte molto compatto soprattutto dal punto di vista geografico. In particolare il Sud ha determinato la sconfitta del SI. Questo indica una frattura che mostra un paese diviso, con un Meridione che non si sente rappresentato dal Governo, e con un Parlamento che non riesce a comprenderne i fenomeni socio-economici.

L’altro aspetto è demografico. I numeri indicano che i giovani hanno votato per il NO e gli adulti per il SI. Di conseguenza i ragazzi italiani, o non vogliono il cambiamento o non hanno fiducia in chi governa. E quest’ultima ipotesi è molto più probabile. Vuoi vedere che i progressisti e riformatori sono gli over 40? Ecco il paradosso rivelato da un referendum a cui hanno votato il 68% degli aventi diritto, una delle affluenze più alte degli ultimi anni.

Ed ora? L’Italia ha bocciato la riforma del Governo Renzi ma il nazionalismo della Lega, il giustizialismo dei grillini che vogliono il partito unico, il neo fascismo di Fratelli D’Italia e la restaurazione di Berlusconi a destra e della minoranza Pd a sinistra, sono alle porte. Stessi nomi e volti di tanti anni fa mentre la novità del Movimento 5 Stelle potrebbe essere molto pericolosa per la nostra democrazia. Molte responsabilità sono da attribuire anche la mondo dell’informazione che spesso provoca dei corti circuiti nei confronti dell’opinione pubblica, mistificando e avvelenando il clima politico. E se davvero Matteo Renzi in questa fase fosse stato il male minore? Certo l’errore del Segretario del PDF è stato quello di personalizzare l’esito del referendum, dandone per scontata l’approvazione. Ma ora quale sarebbe l’alternativa al renzismo?

La soluzione potrebbe essere quello di coltivare e promuovere una politica liberale che sovrasti quella statalista e conservatrice. Che porti una seria riforma delle istituzioni che conduca al monocameralismo oltre che ad una legge elettorale maggioritaria con collegi uninominali. Negli anni ’70, proprio con dei referendum si respirò aria di libertà e democrazia: erano le consultazioni popolari volute da Marco Pannella e dal Partito Radicale. Recuperare quello spirito e quella cultura farebbe al paese soltanto un sacco di bene.

Valentina Giungati

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