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Piazza del Gesù, i misteri e la leggenda di una delle chiese più famose di Napoli

La cosa che ci è sembrata più straordinaria, a Napoli, è il numero e la magnificenza delle sue chiese: posso dirvi, senza esagerare, che ciò oltrepassa l’immaginabile“, ha dichiarato Maximilien Misson. E la chiesa monumentale del Gesù Nuovo (o della Trinità Maggiore) è uno dei monumenti più famosi della città. Inoltre, l’imponente struttura, si trova in una delle piazze più belle di Napoli: Piazza del Gesù.

I lavori di costruzione della basilica sono cominciati nel 1584 e sono terminati nel 1725. C’è una leggenda che caratterizza la facciata della chiesa e il modo e il motivo per cui è stata costruita come oggi la conosciamo.

La chiesa del Gesù sorge sulle fondamenta di quello che era l’antico palazzo Sanseverino. Le infelici vicende finanziarie legate ai Sanseverino decretarono, per volontà di Filippo II di Spagna nel 1584, il passaggio di proprietà dell’edificio ai gesuiti. I lavori per la costruzione della basilica sono stati progettati ed eseguiti dai migliori ingegneri, architetti e muratori della scuola napoletana.

Un elemento che differenzia la chiesa del Gesù da tutte le altre, è la tipica facciata a bugne, cioè con questa pietra triangolare che esce verso l’esterno. Le bugne sono di piperno, roccia vulcanica molto utilizzata nell’edilizia partenopea del passato, e presentano bizzarre incisioni che, probabilmente, servivano ad identificare le diverse squadre di lavoro degli operai. Si narra che nel Rinascimento siano esistiti a Napoli alcuni maestri della pietra ritenuti capaci di infonderle energia positiva per allontanare quelle negative.

La leggenda è alimentata proprio dalla presenza di questi segni sulle pietre di piperno. I simboli presenti ai lati delle bugne, “a punta di diamante”, sarebbero disposti in modo tale da rimandare a significati comprensibili sono grazie ad una lettura occulta. Ma le pietre non furono sistemate nel modo giusto, provocando così l’effetto opposto: hanno attirando ogni sorta di sciagura.

Nel 2010 però, grazie al lavoro di un gruppo di storici dell’arte e musicologi, sarebbe venuta fuori la verità: nelle lettere incise sul bugnato ci sarebbe una partitura musicale da leggere da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto. Probabilmente si tratta di un concerto per strumenti a plettro della durata di quasi tre quarti d’ora, cui gli studiosi che l’hanno decifrato hanno dato il titolo di Enigma.

Valentina Giungati

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