“Froci e pervertiti violentano 17enne“. Questo il titolo della prima pagina de Le Cronache di Salerno che ha scatenato una feroce polemica. Il giornale si riferisce ad un episodio drammatico: lo stupro da parte di 4 uomini nei confronti di un 17enne, a Cava dei Tirreni, nel salernitano.
Non si sono fatte attendere le reazioni. La prima ad arrivare è stata quella sul cartaceo La Città di Salerno, il cui direttore Stefano Tamburini ha aspramente criticato questo titolo. Tamburini ha definito il quotidiano di Tommaso D’Angelo, direttore de Le Cronache di Salerno, come “Il giornale dello zero assoluto e composto da giornalisti brutti, sporchi e cattivi“.
Non si è fatta attendere la risposta di D’Angelo che rivolgendosi proprio a Tamburini, ha scritto un articolo dal titolo “Il vizietto del direttore della Città Tambburini o Tamburini“, in cui dice “Devo ritenere che la parola frocio che lo ha tanto sconvolto deve averlo particolarmente colpito, forse per gusti personali, non lo so. Tamburini o Tambburrini o come diavolo si chiama, non ha le palle, come noi di dire le cose come stanno“.
L’accesa discussione si è trasferita sui social. A gamba tesa sulla questione è entrata Selvaggia Lucarelli. La giornalista de Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un post dicendo che D’Angelo “Non è degno neppure di dirigere il traffico in una rotonda di Salerno. Ha scritto trenta righe pietose, che trasudano omofobia ad ogni virgola. Qui se c’è un pervertito è l’editore che lo ha messo a capo di un giornale“.
Raccontati i fatti, passiamo ad alcune considerazioni. La prima riguarda il dramma che ha coinvolto il povero 17enne. Una tragedia che segnerà il giovane a vita e che tormenterà per sempre la sua famiglia. Tutti si augurano che la giustizia faccia il suo corso e che i colpevoli paghino per quello che hanno fatto.
La seconda riguarda la questione mediatica. La guerra tra quotidiani e tra post su Facebook, hanno fatto passare in secondo piano la notizia, quella vera: la violenza inaudita subita dal ragazzo.
La terza è relativa al buon gusto e al diritto di cronaca. Chi è giornalista, al pari di un politico, un medico, un giudice, ricopre un ruolo di grande responsabilità: informare. Questo vuol dire che quello che viene scritto e pubblicato sui giornali o su internet, provoca una certa influenza sull’opinione pubblica.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che chi pratica questa professione deve esser libero di esprimersi ma la libertà comporta anche dei limiti. Spiattellare in prima pagina un titolone con i termini froci e pervertiti, provoca due effetti: il primo concerne la decenza. Le parole sono importanti, utilizzare dei vocaboli soggettivamente ritenuti adatti, in un contesto pubblico e oggettivo, rischia di offendere la sensibilità di altre persone che non c’entrano nulla con la cronaca raccontata. Secondo, questa querelle sembrerebbe aver fatto passare in secondo piano i colpevoli dell’atroce fatto.
Ma come diceva Oscar Wilde “Nel bene o nel male l’importante è che se ne parli“. E forse proprio questa vicenda nella vicenda potrebbe dare una accelerata ad una giustizia sempre troppo lenta e che spesso dimentica di dare risposte al dolore delle persone colpite da una violenza inaudita e senza spiegazioni.
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